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Immagine del redattoreLe Tre Ghinee

Riflessioni sul preambolo della Convenzione di Istanbul

Aggiornamento: 1 dic 2021



Decenni di Convenzioni, Raccomandazioni, Dichiarazioni delle Nazioni Unite, dal 1975 ad ora.

Moltissima carta frutto di elaborazione teorica che ha coinvolto organizzazioni non governative, movimenti femministi, comunità internazionale.

Una storia quella dei diritti umani delle donne intricata e intimamente connessa ai tempi di elaborazione di ognuno di questi fogli.

Sintetizzata in questo preambolo.


  • Condannando

  • Riconoscendo Riconoscendo Riconoscendo

  • Constatando

  • Aspirando

ci siamo arrivate. Abbiamo detto cos'è la violenza di genere e domestica, da dove viene, chi colpisce sproporzionatamente, come potremmo prevenirla.

Carta canta ma solo se le dai corpo e voce.


A sette anni dall'entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, perchè gli Stati che l'hanno ratificata non si costernino, si indignino, si impegnino e poi gettino la spugna con gran dignità (F. De Andrè), abbiamo bisogno di tornare al presente perchè quel diritto ad una vita libera dalla violenza di donne, ragazze e bambine trasposta in legislazione non si fossilizzi in dichiarazioni d'intenti ma riprenda il suo movimento di ritorno ancora, oggi, verso la vita di tutte



UNO


Condannando ogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica


perchè non sia più una questione privata, non un articolo di cronaca nera con dettagli morbosi, per gli/le* anestetizzate dal dolore, non un thriller cupo a sfondo sociale su un processo in cui si colpevolizza la vittima nuovamente, in cui si mette in scena quel nucleo di violenza che dalla realtà non sappiamo estirpare.

Per riconoscere che ogni forma di violenza ci abita e condiziona e non condannarci da sole/i*.


“Non sono stata capace di toccare la distruzione dentro di me.

Ma se non imparo a utilizzare la differenza tra poesia e retorica

anche il mio potere scorrerà corrotto come muffa velenosa […]

e un giorno prenderò la mia spina adolescente

e la collegherò alla presa più vicina

stuprando una bianca di 85 anni

che è la madre di qualcuno

e mentre la colpisco fino a farla svenire e do fuoco al letto

un coro greco canterà in un tempo di ¾

“Poveretta. Non aveva mai fatto male ad una mosca. Che bestie che sono”

(da D'amore e di lotta, Audre Lorde)


DUE TRE



Riconoscendo che il raggiungimento dell'uguaglianza di genere de iure e de facto è un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne


“Deve provare a essere qualcosa più che sesso e corpo?

Sesso e corpo è tutto quel che ha

Come tutte le lezioni più dure imparala pian piano.

E' così solo finche non lo è più.”

(Da Hold your own, Kae Tempest)



Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione


Per smettere di sentirci impotenti, private/i* essenzialmente del più utile puntello per scardinare le porte della nostre differenti oppressioni: l'immaginazione delle nostre liberazioni. E superare la paura dell'abbandono.


“La cosa che mi era chiara era che l'esperienza dell'abbandono, vissuta o fantastica, rappresentava qualcosa di grosso. Mi rendevo conto che capire l'oppressione delle donne era capire fino in fondo perchè le donne non riescono ad esistere senza questo riferimento fisso all'uomo. Che poi è l'uomo in carne e ossa con cui hai un rapporto, ma è anche il mondo maschile, è tutto ciò che l'uomo ha costruito, è la cultura, la politica, il lavoro, cioè tutte le strutture esistenti. Tentare un passo a lato uscire da questa garanzia vuol dire fare esperienza dell'abbandono.”


QUATTRO


Riconoscendo la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e riconoscendo altresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini


Il genere che tanto preoccupa alcuni Stati che oggi sentono minacciata la stabilità della famiglia naturale; quello stesso genere che preso come unica categoria d'analisi ci rimanda a una storia fin troppo semplice, quasi rassicurante, che ci solleva dal carico di scendere a fondo ad esplorare il relitto per vedere il danno compiuto e i tesori che trionfano (Adrienne Rich)


“Ciò che voglio enfatizzare, tuttavia, è il bisogno urgente per noi di valorizzare e comprendere la complessa relazionalità che modella le nostre vite sociali e politiche. Per prima cosa e più importante, ciò permette di individuare le relazioni di potere che fissano “le differenze comuni” tra le politiche femministe dei diversi gruppi di donne e uomini. Le relazioni di potere a cui mi riferisco non sono riducibili ad opposizioni binarie o alla relazione tra oppressori ed oppressi. Ciò che voglio dire è che insistere sull'idea di un'agency antagonista dinamica degli individui e delle collettività e sul loro impegno nella “vita quotidiana” non toglie la possibilità di affermare l'idea di strutture multiple e fluide di dominio che si intersecano e che posizionano le donne in modo differente in congiunture storiche particolari. E' questo concentrarsi sull'agency antagonista dinamica che permette di chiarire l'intricata connessione tra le relazioni sistemiche e la direzionalità del potere. In altre parole, i sistemi di dominio razziale, di classe, di genere non hanno effetti identici sulle donne nei vari contesti del Terzo Mondo.”

(da Femminismo senza frontiere, Chandra Talpade Mohanty)



CINQUE


scene fr. the play "For Colored Girls Who Have Condsidered Suicide When the Rainbow is Enuf." (New York)

Riconoscendo con profonda preoccupazione che le donne e le ragazze sono spesso esposte a gravi forme di violenza, tra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il matrimonio forzato, i delitti commessi in nome del cosiddetto “onore” e le mutilazioni genitali femminili, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze e il principale ostacolo al raggiungimento della parità tra i sessi


L'abbiamo detto mentre ci minacciavate, picchiavate, stupravate, inseguivate. Ve l’abbiamo urlato chiaro, con voce tremante, forte. Sbattendo le porte delle vostre questure, derise e umiliate dalle inquisitorie sulle nostre intenzioni. Per le vostre aggressioni. L’abbiamo strillato. Che ci saremmo impegnate/i* perché, a nessun’altra mai, a nessun’altra* al mondo sarebbe più ricapitato. E siamo ancora qui a ripeterlo. Con profonda preoccupazione.


“donna in rosso

un violentatore dovrebbe sempre essere uno sconosciuto

per essere in regola

qualcuno che non hai mai visto

un uomo con degli ovvi problemi


donna in viola

fotografie di modelle attaccate al risvolto della giacca


donna in azzurro

pezzi di biglietti di cinema porno nelle tasche


donna in viola

un cazzo piccolo


donna in rosso

o una madre troppo autoritaria


donna in azzurro

o solo un vergine violento


donna in rosso

ma se sei stata vista in pubblico con lui

se c'hai ballato una sola volta

se lo hai baciato appena per salutarlo


donna in viola

con le labbra chiuse


donna in azzurro

sostenere delle accuse sarà difficile

quanto tenere le gambe ferme

mentre cinque pazzi cercano di farti investire da un treno


donna in rosso

questi amici nostri

dal sorriso simpatico

con il lavoro fisso

che ci portano fuori a cena


donna in viola

chiudono a chiave la porta alle tue spalle


donna in azzurro

con i pugni in faccia

per scopare




CINQUE /SEI


  • Riconoscendo che le donne e le ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza di genere rispetto agli uomini

  • Riconoscendo che la violenza domestica colpisce le donne in modo sproporzionato e che anche gli uomini possono essere vittime di violenza di genere

  • Riconoscendo che i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenza all'interno della famiglia


Dati e numeri che ci sono, se si finanziassero questo tipo di raccolte dati sarebbero ancora di più, mai comunque sufficienti, a chi ci ricorderà che la violenza è solo violenza, a chi ci domanderà come mai non si parli di quella subita dagli uomini e chiamerà sempre la nostra rivolta, rivolta di schiave:


“Dicono, sì, sono gli stessi oppressori dominatori, gli stessi padroni che hanno detto che i negri e le femmine non hanno il cuore la milza il fegato nello stesso posto in cui li hanno loro, che la differenza di sesso, la differenza di colore significano l'inferiorità, che dà loro diritto alla dominazione e all'appropriazione. […] Dicono, t'hanno tenuta a distanza, t'hanno mantenuta, t'hanno eretta, costituita in differenza essenziale. Dicono essi t'hanno, tale e quale, adorata come una dea o bruciata sui loro roghi, o ti hanno relegata al loro servizio nei loro cortiletti di sgombero. Dicono facendo questo, ti hanno sempre nei loro discorsi trascinata nel fango. […] Dicono che, che cosa strana, ciò che hanno eretto nei loro discorsi a differenza essenziale, sono delle varianti biologiche[...]”

(Da Le Guerrigliere, Monique Wittig)


SETTE


Constatando le ripetute violazioni dei diritti umani nei conflitti armati che colpiscono le popolazioni civili, e in particolare le donne, sottoposte a stupri diffusi o sistematici e a violenze sessuali e il potenziale aggravamento della violenza di genere durante e dopo i conflitti.


Nel più profondo dei silenzi, passato e presente.


Violenze di genere

Nonostante i passi compiuti negli ultimi decenni per merito degli storici sopra citati, restano molte lacune nella ricostruzione di quanto realmente successo, sia per le resistenze ancora presenti a rinunciare a un’immagine positiva della

colonizzazione italiana, sia per la precisa volontà di occultare l’opera di repressione [...]Numerose testimonianze ci dicono che, nelle colonie, le donne africane erano continuamente sottoposte a vessazioni e insidie da parte degli italiani. Nel 1897, ad esempio, durante la spedizione di Bottego, il gruppo che accompagnava l’esploratore, oltre a eccidi, incendi, saccheggi, compì una serie di stupri (Vannutelli e Citerni, 1899; Del Boca, 1991). Hiwet Ogba Georgis, un’eritrea intervistata sull’epoca coloniale, ha raccontato che le donne che lavoravano per gli italiani erano terrorizzate dalle continue molestie sessuali (Wilson, 1991). Diverse fonti riferiscono raggiri commessi a scopo sessuale. Sòrgoni (1998) espone vari casi: la denuncia degli inganni (false cerimonie nuziali, organizzate per far credere alle africane che le loro unioni con gli italiani fossero legalmente riconosciute) fatta da Lincoln De Castro (1910), un medico vissuto a lungo in Abissinia; il raggiro compiuto dall’esploratore Gustavo Bianchi (1886), che racconta con fierezza la sua impresa, uno stupro operato attraverso l’inganno della vittima e della sua famiglia[...]


OTTO


"Harriet Tubman (altered)" Gloria Heifner

Cosa rimane delle nostre vite e lotte alla fine di questo lunghissimo preambolo?

La coscienza dei diritti che abbiamo da difendere e dei nuovi da conquistare. E la gratitudine per tutto ciò che ci è arrivato, passato d'esperienza in esperienza, da un'elaborazione all'altra, magmatica, a volte indecifrabile, ma che tenteremo di passare ad altre, da testimoni.



“[...]Dove rintracciare un corpus di teoria femminista che miri ad aiutare le persone ad integrare il pensiero e la pratica femminista nella vita quotidiana? Quale teoria femminista, ad esempio, ambisce ad assistere le donne che vivono in famiglie sessiste nei loro sforzi per realizzare un cambiamento femminista?[...]

La nostra ricerca ci riporta dove tutto ha avuto inizio, a quel momento in cui una singola donna o bambina, che pensava di essere tutta sola, ha iniziato la rivolta femminista, ha iniziato a nominare la sua pratica: anzi ha iniziato a formulare la sua teoria a partire dall'esperienza vissuta. Immaginiamo che questa donna o bambina soffrisse il dolore del sessismo e dell'oppressione sessista, che volesse farlo sparire. Sono grata di poter essere una testimone, a dimostrazione del fatto che possiamo creare una teoria femminista, una pratica femminista, un movimento femminista rivoluzionario che può parlare direttamente alle persone e offrire loro parole di guarigione, strategie di guarigione, teorie di guarigione[...]”




Veronica Pinto

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