Decenni di Convenzioni, Raccomandazioni, Dichiarazioni delle Nazioni Unite, dal 1975 ad ora.
Moltissima carta frutto di elaborazione teorica che ha coinvolto organizzazioni non governative, movimenti femministi, comunità internazionale.
Una storia quella dei diritti umani delle donne intricata e intimamente connessa ai tempi di elaborazione di ognuno di questi fogli.
Sintetizzata in questo preambolo.
Condannando
Riconoscendo Riconoscendo Riconoscendo
Constatando
Aspirando
ci siamo arrivate. Abbiamo detto cos'è la violenza di genere e domestica, da dove viene, chi colpisce sproporzionatamente, come potremmo prevenirla.
Carta canta ma solo se le dai corpo e voce.
A sette anni dall'entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, perchè gli Stati che l'hanno ratificata non si costernino, si indignino, si impegnino e poi gettino la spugna con gran dignità (F. De Andrè), abbiamo bisogno di tornare al presente perchè quel diritto ad una vita libera dalla violenza di donne, ragazze e bambine trasposta in legislazione non si fossilizzi in dichiarazioni d'intenti ma riprenda il suo movimento di ritorno ancora, oggi, verso la vita di tutte
UNO
Condannando ogni forma di violenza sulle donne e la violenza domestica
perchè non sia più una questione privata, non un articolo di cronaca nera con dettagli morbosi, per gli/le* anestetizzate dal dolore, non un thriller cupo a sfondo sociale su un processo in cui si colpevolizza la vittima nuovamente, in cui si mette in scena quel nucleo di violenza che dalla realtà non sappiamo estirpare.
Per riconoscere che ogni forma di violenza ci abita e condiziona e non condannarci da sole/i*.
“Non sono stata capace di toccare la distruzione dentro di me.
Ma se non imparo a utilizzare la differenza tra poesia e retorica
anche il mio potere scorrerà corrotto come muffa velenosa […]
e un giorno prenderò la mia spina adolescente
e la collegherò alla presa più vicina
stuprando una bianca di 85 anni
che è la madre di qualcuno
e mentre la colpisco fino a farla svenire e do fuoco al letto
un coro greco canterà in un tempo di ¾
“Poveretta. Non aveva mai fatto male ad una mosca. Che bestie che sono”
(da D'amore e di lotta, Audre Lorde)
DUE TRE
Riconoscendo che il raggiungimento dell'uguaglianza di genere de iure e de facto è un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne
“Deve provare a essere qualcosa più che sesso e corpo?
Sesso e corpo è tutto quel che ha
Come tutte le lezioni più dure imparala pian piano.
E' così solo finche non lo è più.”
(Da Hold your own, Kae Tempest)
Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione
Per smettere di sentirci impotenti, private/i* essenzialmente del più utile puntello per scardinare le porte della nostre differenti oppressioni: l'immaginazione delle nostre liberazioni. E superare la paura dell'abbandono.
“La cosa che mi era chiara era che l'esperienza dell'abbandono, vissuta o fantastica, rappresentava qualcosa di grosso. Mi rendevo conto che capire l'oppressione delle donne era capire fino in fondo perchè le donne non riescono ad esistere senza questo riferimento fisso all'uomo. Che poi è l'uomo in carne e ossa con cui hai un rapporto, ma è anche il mondo maschile, è tutto ciò che l'uomo ha costruito, è la cultura, la politica, il lavoro, cioè tutte le strutture esistenti. Tentare un passo a lato uscire da questa garanzia vuol dire fare esperienza dell'abbandono.”
QUATTRO
Riconoscendo la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e riconoscendo altresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini
Il genere che tanto preoccupa alcuni Stati che oggi sentono minacciata la stabilità della famiglia naturale; quello stesso genere che preso come unica categoria d'analisi ci rimanda a una storia fin troppo semplice, quasi rassicurante, che ci solleva dal carico di scendere a fondo ad esplorare il relitto per vedere il danno compiuto e i tesori che trionfano (Adrienne Rich)
“Ciò che voglio enfatizzare, tuttavia, è il bisogno urgente per noi di valorizzare e comprendere la complessa relazionalità che modella le nostre vite sociali e politiche. Per prima cosa e più importante, ciò permette di individuare le relazioni di potere che fissano “le differenze comuni” tra le politiche femministe dei diversi gruppi di donne e uomini. Le relazioni di potere a cui mi riferisco non sono riducibili ad opposizioni binarie o alla relazione tra oppressori ed oppressi. Ciò che voglio dire è che insistere sull'idea di un'agency antagonista dinamica degli individui e delle collettività e sul loro impegno nella “vita quotidiana” non toglie la possibilità di affermare l'idea di strutture multiple e fluide di dominio che si intersecano e che posizionano le donne in modo differente in congiunture storiche particolari. E' questo concentrarsi sull'agency antagonista dinamica che permette di chiarire l'intricata connessione tra le relazioni sistemiche e la direzionalità del potere. In altre parole, i sistemi di dominio razziale, di classe, di genere non hanno effetti identici sulle donne nei vari contesti del Terzo Mondo.”
(da Femminismo senza frontiere, Chandra Talpade Mohanty)
CINQUE
Riconoscendo con profonda preoccupazione che le donne e le ragazze sono spesso esposte a gravi forme di violenza, tra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il matrimonio forzato, i delitti commessi in nome del cosiddetto “onore” e le mutilazioni genitali femminili, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze e il principale ostacolo al raggiungimento della parità tra i sessi
L'abbiamo detto mentre ci minacciavate, picchiavate, stupravate, inseguivate. Ve l’abbiamo urlato chiaro, con voce tremante, forte. Sbattendo le porte delle vostre questure, derise e umiliate dalle inquisitorie sulle nostre intenzioni. Per le vostre aggressioni. L’abbiamo strillato. Che ci saremmo impegnate/i* perché, a nessun’altra mai, a nessun’altra* al mondo sarebbe più ricapitato. E siamo ancora qui a ripeterlo. Con profonda preoccupazione.
“donna in rosso
un violentatore dovrebbe sempre essere uno sconosciuto
per essere in regola
qualcuno che non hai mai visto
un uomo con degli ovvi problemi
donna in viola
fotografie di modelle attaccate al risvolto della giacca
donna in azzurro
pezzi di biglietti di cinema porno nelle tasche
donna in viola
un cazzo piccolo
donna in rosso
o una madre troppo autoritaria
donna in azzurro
o solo un vergine violento
donna in rosso
ma se sei stata vista in pubblico con lui
se c'hai ballato una sola volta
se lo hai baciato appena per salutarlo
donna in viola
con le labbra chiuse
donna in azzurro
sostenere delle accuse sarà difficile
quanto tenere le gambe ferme
mentre cinque pazzi cercano di farti investire da un treno
donna in rosso
questi amici nostri
dal sorriso simpatico
con il lavoro fisso
che ci portano fuori a cena
donna in viola
chiudono a chiave la porta alle tue spalle
donna in azzurro
con i pugni in faccia
per scopare
CINQUE /SEI
Riconoscendo che le donne e le ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza di genere rispetto agli uomini
Riconoscendo che la violenza domestica colpisce le donne in modo sproporzionato e che anche gli uomini possono essere vittime di violenza di genere
Riconoscendo che i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenza all'interno della famiglia
Dati e numeri che ci sono, se si finanziassero questo tipo di raccolte dati sarebbero ancora di più, mai comunque sufficienti, a chi ci ricorderà che la violenza è solo violenza, a chi ci domanderà come mai non si parli di quella subita dagli uomini e chiamerà sempre la nostra rivolta, rivolta di schiave:
“Dicono, sì, sono gli stessi oppressori dominatori, gli stessi padroni che hanno detto che i negri e le femmine non hanno il cuore la milza il fegato nello stesso posto in cui li hanno loro, che la differenza di sesso, la differenza di colore significano l'inferiorità, che dà loro diritto alla dominazione e all'appropriazione. […] Dicono, t'hanno tenuta a distanza, t'hanno mantenuta, t'hanno eretta, costituita in differenza essenziale. Dicono essi t'hanno, tale e quale, adorata come una dea o bruciata sui loro roghi, o ti hanno relegata al loro servizio nei loro cortiletti di sgombero. Dicono facendo questo, ti hanno sempre nei loro discorsi trascinata nel fango. […] Dicono che, che cosa strana, ciò che hanno eretto nei loro discorsi a differenza essenziale, sono delle varianti biologiche[...]”
(Da Le Guerrigliere, Monique Wittig)
SETTE
Constatando le ripetute violazioni dei diritti umani nei conflitti armati che colpiscono le popolazioni civili, e in particolare le donne, sottoposte a stupri diffusi o sistematici e a violenze sessuali e il potenziale aggravamento della violenza di genere durante e dopo i conflitti.
Nel più profondo dei silenzi, passato e presente.
“Violenze di genere
Nonostante i passi compiuti negli ultimi decenni per merito degli storici sopra citati, restano molte lacune nella ricostruzione di quanto realmente successo, sia per le resistenze ancora presenti a rinunciare a un’immagine positiva della
colonizzazione italiana, sia per la precisa volontà di occultare l’opera di repressione [...]Numerose testimonianze ci dicono che, nelle colonie, le donne africane erano continuamente sottoposte a vessazioni e insidie da parte degli italiani. Nel 1897, ad esempio, durante la spedizione di Bottego, il gruppo che accompagnava l’esploratore, oltre a eccidi, incendi, saccheggi, compì una serie di stupri (Vannutelli e Citerni, 1899; Del Boca, 1991). Hiwet Ogba Georgis, un’eritrea intervistata sull’epoca coloniale, ha raccontato che le donne che lavoravano per gli italiani erano terrorizzate dalle continue molestie sessuali (Wilson, 1991). Diverse fonti riferiscono raggiri commessi a scopo sessuale. Sòrgoni (1998) espone vari casi: la denuncia degli inganni (false cerimonie nuziali, organizzate per far credere alle africane che le loro unioni con gli italiani fossero legalmente riconosciute) fatta da Lincoln De Castro (1910), un medico vissuto a lungo in Abissinia; il raggiro compiuto dall’esploratore Gustavo Bianchi (1886), che racconta con fierezza la sua impresa, uno stupro operato attraverso l’inganno della vittima e della sua famiglia[...]
OTTO
Cosa rimane delle nostre vite e lotte alla fine di questo lunghissimo preambolo?
La coscienza dei diritti che abbiamo da difendere e dei nuovi da conquistare. E la gratitudine per tutto ciò che ci è arrivato, passato d'esperienza in esperienza, da un'elaborazione all'altra, magmatica, a volte indecifrabile, ma che tenteremo di passare ad altre, da testimoni.
“[...]Dove rintracciare un corpus di teoria femminista che miri ad aiutare le persone ad integrare il pensiero e la pratica femminista nella vita quotidiana? Quale teoria femminista, ad esempio, ambisce ad assistere le donne che vivono in famiglie sessiste nei loro sforzi per realizzare un cambiamento femminista?[...]
La nostra ricerca ci riporta dove tutto ha avuto inizio, a quel momento in cui una singola donna o bambina, che pensava di essere tutta sola, ha iniziato la rivolta femminista, ha iniziato a nominare la sua pratica: anzi ha iniziato a formulare la sua teoria a partire dall'esperienza vissuta. Immaginiamo che questa donna o bambina soffrisse il dolore del sessismo e dell'oppressione sessista, che volesse farlo sparire. Sono grata di poter essere una testimone, a dimostrazione del fatto che possiamo creare una teoria femminista, una pratica femminista, un movimento femminista rivoluzionario che può parlare direttamente alle persone e offrire loro parole di guarigione, strategie di guarigione, teorie di guarigione[...]”
Veronica Pinto
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