La definizione del termine Queer non è semplice perché nel corso gli anni ha assunto diversi significati ed è attualmente ancora oggetto di dibattito.
Utilizzato spesso come termine ombrello che si riferisce a chiunque non sia etero e/o cisgender, viene adottato soprattutto da coloro che preferiscono non identificarsi in una specifica “etichetta” relativamente all’orientamento sessuale e/o all’identità di genere, adottando un approccio più fluido con una forte connotazione politica.
In origine sinonimo di "strano" o "peculiare", nella lingua inglese è stato impiegato dal XIX secolo in poi come epiteto fortemente denigratorio (slur) contro coloro il cui genere, espressione di genere e/o sessualità non erano conformi alle aspettative dominanti.
Gli slurs sono termini e costrutti dispregiativi per schernire e discriminare i gruppi di persone cui vengono diretti: parole, aggettivi e frasi creati appositamente per "marchiare" ed denigrare individui e/o comunità in funzione di etnia, genere, orientamento sessuale, connotazioni fisiche, abilità, nazionalità e qualsiasi altra connotazione si discosti da ciò che è ritenuto “normale” e socialmente accettabile dalla cultura egemone.
Nel corso degli anni, all'interno dei movimenti per i diritti civili, alcune persone hanno iniziato ad appropriarsi degli slurs ribaltando il loro significato negativo nel tentativo di rimuovere le connotazioni tossiche e violente per cui erano stati creati. Si sono riappropriate di parole e frasi, infondendo loro contemporaneamente connotazioni positive e rifiutando quelle dannose. Usare gli slurs per riferirsi a se stesse e ad altri altri membri di una comunità a cui si sente di appartenere può essere empowering perchè sposta il potere dagli oppressori alle persone tradizionalmente oppresse. Termini fortemente offensivi come "n*gr*" e "cagna" sono così esibiti con orgoglio da persone che li avevano soltanto subiti (si veda "Diventare cagna" di Itziar Ziga).
A partire dalla fine degli anni Ottanta alcuni attivisti del movimento LGBT, come i membri della Queer Nation, hanno dunque cominciato ad impiegare in maniera positiva questo Slur come un'alternativa volutamente provocatoria e politicamente radicale ai rami più assimilatori della comunità LGBT.
Questi movimenti proposero di utilizzare il termine Queer come alternativa alla sigla LGBT per distanziarsi dalle posizioni di coloro che sceglievano di mettere al centro della propria battaglia politica temi come il matrimonio, la carriera militare e le adozioni. Il movimento assimila la lettera Q di Queer nella sigla LGBTQ nel 1996.
Contemporaneamente al suo "sdoganamento" nelle piazze il termine Queer fa la sua prima apparizione in ambito accademico nel 1991, in un articolo di Teresa De Lauretis, Queer theory. Gay and lesbian sexualities, che insieme a Gender Trouble di Judith Butler getta le basi della Queer Theory:
"La teoria nacque in seno agli studi gay e lesbici, agli studi di genere e alla teoria femminista. Sulla scia delle tesi di Michel Foucault, Jacques Derrida e Julia Kristeva, la teoria queer mette in discussione la naturalità dell'identità di genere, dell'identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costruite socialmente, e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti usando termini generali come "eterosessuale" o "donna". La teoria Queer sfida pertanto la pratica comune di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona perché "entri" in una o più particolari categorie definite"
Negli anni 2000 e oltre, Queer è stato sempre più utilizzato per descrivere un ampio spettro di identità sessuali, di genere, di politiche non-normative che condividono un'opposizione generale al binarismo, alla normatività e alla percezione della mancanza di intersezionalità, così come numerose sono le culture queer, musica, cinema, arti performative e molto altro, come vedremo in seguito.
Venusia Vega
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