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Immagine del redattoreLe Tre Ghinee

Giornata internazionale contro l’omobitransfobia: l’Italia è ancora il fanalino di coda d' Europa

Aggiornamento: 18 mag 2022

I media italiani si vestono oggi di colori arcobaleno per pagare il loro tributo a una data scelta per commemorare una decisione storica: il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della Sanità stabilì infatti che l’omosessualità fosse definitivamente depennata dalla classificazione delle malattie mentali.

Celebrata, la prima volta, il 17 maggio 2005 e attualmente osservata in oltre 130 Paesi, essa è stata ufficialmente istituita a livello europeo il 26 aprile 2007 con relativa risoluzione del Parlamento.



L’Italia che ha fallito nell’approvazione del DDL Zan, sebbene fosse un provvedimento monco e insufficiente (come scrive oggi Dario Accolla su Valigia Blu ), e di altri strumenti di tutela minimi, si colloca tra gli ultimi posti nell’ annuale report Rainbow Europe pubblicato da Ilga Europe :

· 26esima su 27 Paesi per uguaglianza e non discriminazione

· 33esima su 49 Paesi riguardo le tutele e i progressi verso la comunità Lgbtq+, con appena il 24.76% in una scala da 0 a 100

· 20esima su 24 Paesi per il riconoscimento giuridico delle famiglie arcobaleno

· ultima per quanto riguarda i discorsi d’odio, non avendo alcuna legge contro l’omotransfobia


Mentre si susseguono numerosi gli episodi di discriminazione e violenza omolesbobitransfobica (qui una lista non esaustiva) e si discutono ulteriori mutilazioni al DDL Zan, cala la nostra fiducia nei confronti delle istituzioni nazionali e ci appare più probabile una risoluzione a livello europeo, soprattutto dopo che l'Europa si è dichiarata LGBTIQ Freedom Zone bloccando i fondi EU alle infami LGBTIQ-free zones’ polacche.


Il comunicato stampa del Consiglio dell'UE ieri dichiarava che

In occasione della giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia (IDAHOBIT), l'Unione europea ribadisce il suo fermo impegno a rispettare, proteggere e realizzare il pieno ed equo esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI).
L'Unione europea è al fianco di tutte le persone LGBTI e non scenderà a compromessi. Continueremo a difendere i diritti umani delle persone LGBTI. Combatteremo la discriminazione, la violenza e i discorsi di odio basati sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere - in tempi di pace e in tempi di conflitto. Continueremo a impegnarci per promuovere misure legali, politiche e finanziarie di lotta contro la discriminazione, in cooperazione con la società civile.
L'uguaglianza, il rispetto della dignità e il rispetto della diversità sono valori centrali dell'Unione europea

Ciononostante, Le strategie europee contro la discriminazione rischiano di essere "politiche vuote" se i governi nazionali non fanno un passo avanti, hanno avvertito i rappresentanti della società civile.

La situazione europea è molto frammentata: molti Paesi hanno introdotto una sorta di legislazione antidiscriminazione, altri non hanno un quadro giuridico che vieti la discriminazione delle persone LGBTQIA+. Pochissimi Paesi hanno adottato leggi orizzontali contro la discriminazione per proteggere le persone LGBTQIA+ in tutte le sfere della vita.


L'Unione Europea ha introdotto una direttiva antidiscriminazione che include l'orientamento sessuale. Tuttavia, questa direttiva vieta la discriminazione basata sull'orientamento sessuale solo nell'ambito dell'occupazione.

Nel 2008, la Commissione europea ha proposto una direttiva che vietereebb la discriminazione per motivi di età, disabilità, religione o convinzioni personali e orientamento sessuale in tutte le aree di competenza dell'UE e mirando ad implementare il principio della parità di trattamento nel diritto dell'UE.

Attualmente, i cittadini europei sono protetti dalla discriminazione nella maggior parte dei settori, tra cui l'occupazione, l'assistenza sanitaria, l'alloggio e l'istruzione, ma solo sulla base del background etnico, attraverso la direttiva sull'uguaglianza razziale (RED).

La direttiva antidiscriminazione avrebbe esteso questa protezione alle discriminazioni basate sulla religione o sulle convinzioni personali, sulla disabilità, sull'età e sull'orientamento sessuale, che attualmente sono coperte solo quando si tratta di occupazione.

Tuttavia, non tutti i 27 Stati membri del Consiglio l'hanno approvata e la bozza è stata bloccata.

"Il problema principale è l'unanimità. È una delle poche aree in cui abbiamo bisogno dell'unanimità per ogni atto giuridico che proponiamo", ha dichiarato Szabolcs Schmidt, capo dell'unità di coordinamento per la non discriminazione e i Rom presso la Commissione europea.


Purtroppo, il diritto dell'UE non contiene al momento un divieto esplicito di discriminazione sulla base dell'identità di genere e dell'espressione di genere di una persona. In effetti, i trattati dell'UE autorizzano l'Unione ad agire solo per combattere "la discriminazione basata sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale", senza menzionare le questioni trans. Né la Carta dei diritti fondamentali dell'UE contiene un divieto di discriminazione nei confronti delle persone trans.


In pratica, ciò significa che in tutta l'UE si è protetti legalmente, per esempio, contro


· essere rifiutati da un lavoro o licenziati a causa del proprio orientamento sessuale

· essere molestati dai colleghi di lavoro perché si è gay o lesbiche.


Tuttavia, la legislazione europea non protegge dalle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, l'età, la disabilità, la religione e le convinzioni personali, in altri ambiti della vita come l'accesso a beni e servizi (compreso l'alloggio), la protezione sociale e i vantaggi sociali, l'istruzione e l'assistenza sanitaria.


In pratica, ciò significa che non tutti i cittadini dell'UE sono tutelati contro:


· bullismo omobitransfobico a scuola

· Rifiuto di servizi e cure mediche a persone LGBTQIA+ dichiaratamente tali

· rifiuto di affittare una casa o una camera doppia in un hotel a una coppia dello stesso sesso

· Rifiuto di accesso ai regimi di sicurezza sociale, come le pensioni di reversibilità e l'assistenza finanziaria alle persone che prestano assistenza.


I motivi di etnia e di genere godono di una protezione più forte nell'Unione europea:


  • La direttiva 2000/43 sull'uguaglianza razziale protegge dalla discriminazione basata sulla razza e sull'origine etnica in tutti i settori della vita.

  • La discriminazione sessuale è vietata dal diritto dell'UE in materia di occupazione e accesso a beni e servizi (direttive sulla parità di trattamento 2006/54 e 2004/113).

  • Le persone trans sono in parte coperte da questi strumenti, ma non totalmente. Ulteriori informazioni su come le persone trans sono coperte dalla legislazione europea esistente sono disponibili nella relazione commissionata dalla Commissione europea e nella guida pubblicata da Transgender Europe.



È importante notare che la protezione legale contro la discriminazione basata sui diversi motivi varia da un Paese all'altro dell'UE. Tutti gli Stati membri hanno norme giuridiche che vanno oltre quanto già richiesto dalla legislazione europea, ma:


la discriminazione per alcuni motivi (età, disabilità e orientamento sessuale) è meno coperta dalle leggi nazionali rispetto ad altri motivi:

· le leggi nazionali possono vietare la discriminazione per tutti i motivi, ma solo in alcune aree della vita

· non esistono standard minimi di non discriminazione applicabili in tutta l'Unione europea.

All’inizio di settembre 2021 l’UE aveva annunciato la sospensione di 126 milioni di euro del fondo REACT-La proposta di direttiva, se adottata, estenderà la protezione dalla discriminazione per motivi di religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale ai settori della protezione sociale, dell'istruzione e dell'accesso a beni e servizi. La direttiva eliminerebbe la gerarchia dei diritti attualmente esistente nell'UE, attribuendo ai motivi elencati le stesse tutele garantite dalla direttiva sulla razza.


L'approvazione della direttiva non riguarda solo le persone LGBTQIA+ ma è necessaria per affrontare la discriminazione quotidiana subita da molte persone in tutta l'UE:


  • La discriminazione e il bullismo a scuola, che portano alla stigmatizzazione, all'esclusione sociale, all'abbandono scolastico e persino a un elevato tasso di suicidi.

  • Negare alle coppie dello stesso sesso i diritti fondamentali, come il diritto di visitare il proprio partner in ospedale o di dormire insieme in vacanza in un albergo.

  • Le persone con disabilità non ricevono informazioni essenziali in formati accessibili quando vengono curate in ospedale.

  • Il rifiuto delle polizze assicurative di coprire gli anziani e le persone con disabilità, compresi i bambini con disabilità.

Si legge oggi sulla pagina del Parlamento Europeo:

Negli ultimi anni, l'accettazione sociale delle persone LGBTIQ è diminuita in alcuni Stati membri. Permangono lacune nel quadro legislativo dell'UE per la lotta alla discriminazione basata sull'orientamento sessuale, l'identità di genere e le caratteristiche sessuali. La lotta alla discriminazione è diventata parte integrante delle politiche interne ed esterne dell'UE ed è oggetto di numerose risoluzioni del Parlamento europeo. In risposta all'arretramento dei diritti delle persone LGBTIQ in alcuni Paesi dell'UE, in particolare Polonia e Ungheria, gli eurodeputati hanno dichiarato l'UE "Zona di libertà LGBTIQ". Nel 2021 il Parlamento ha "condannato con la massima fermezza" la legislazione anti-LGBTIQ e ha denunciato lo smantellamento della democrazia e dello Stato di diritto in Ungheria.

Un altro punto fondamentale potrebbe essere l'accoglienza delle persone LGBTQIA+ provenienti dall'Ucraina, come si legge nel comunicato odierno del Consiglio d'Europa.


Ci chiediamo, dunque, se l'uscita da questo vuoto legislativo possa risolversi a livello Europeo.

Nel frattempo, noi associazioni e persone attive nella lotta alle discriminazioni continueremo a combattere per le tutele e i diritti di tutte, tutti e tuttu.


Venusia Vega


regioni polacche ancora “LGBT Free Zone”. La scorsa settimana il Financial Times ha annunciato che potrebbero essere bloccati anche i fondi di coesione Ue previsti per la Polonia.

In tal caso il costo per il Paese guidato da

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