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  • Immagine del redattoreLe Tre Ghinee

Cos’è il Mansplaining? #motoodico

Aggiornamento: 17 mar 2021


La vignetta di Jenus

Nell'Italia post lock down abbiamo assistito sui social ad un’ondata reazionaria nei confronti delle lotte femministe che si ricollega in parte al fenomeno degli MRA e che trova la sua sintesi in una vignetta ad opera di un fumettista che pure molte di noi ammiravano e in parte a quello sul “femminismo educato”.

All'improvviso persone amiche che stimiamo e consideriamo alleate condividono questi contenuti sui social rendendoci impossibile non ricorrere ad un gastro protettore.


Un post a caso

Qual è il femminismo buono e quello cattivo, come il femminismo cattivo ci danneggia tutte, per quali cause vale la pena lottare, come e con quali toni, come parlare dell’aborto quando la governatrice dell’Umbria spazza via quarant'anni di lotte cancellando la delibera regionale che permetteva di effettuare l’aborto farmacologico con la Ru486 senza il ricovero in ospedale.

Gli uomini ci spiegano che sì l’aborto è un diritto sacrosanto della donna ma che anche gli uomini dovrebbero poter avere il loro dire a riguardo, in quanto il feto in questione è anche roba loro.

Cosa spinge certi uomini ad essere così evidentemente anacronistici? Non è la mancanza di senso del ridicolo ma il bisogno di essere protagonisti in tutte le faccende umane, comprese quelle uterine, il fatto che trovano insopportabile essere esclusi da qualcosa e secoli e secoli di mansplaining interiorizzato.


D’altronde è lo stessa paura atavica di perdita del privilegio che spinge coloro che, davanti a Black Lives Matter, devono puntualizzare che All lives matter.

Abituati ad essere i protagonisti della Storia, i bianchi occidentali non vogliono essere relegati al ruolo di comparse neanche per cinque minuti.


Il termine Mansplaining è stato coniato da Rebecca Solnit, giornalista, scrittrice e attivista nel 2008, grazie a un post sul suo blog, pubblicato in seguito a un suo articolo per il Los Angeles Times.

Da questo evento è nata una lunga riflessione che ha portato Rebecca Solnit a scrivere e raccogliere sette brevi saggi sul fenomeno del mansplaning nel libro Gli uomini mi spiegano le cose.


Gli uomini spiegano le cose a me, e ad altre donne, anche quando non sanno di cosa stanno parlando. Alcuni uomini. Le donne sanno a cosa mi riferisco. A quella presunzione che a volte ci mette in difficoltà, che ci impedisce di esprimerci e di farci ascoltare, che condanna le più giovani al silenzio insegnandogli, come fanno le molestie per strada, che questo non è il loro mondo. E che ci abitua a dubitare di noi stesse, ad autolimitarci, e allo stesso tempo rafforza negli uomini un’ingiustificata tracotanza”.

By JASON ADAM KATZENSTEIN New Yorker Cartoons

Ci sono diversi modi per la cultura patriarcale per esplicarsi. La sopraffazione non passa solo per la violenza fisica, l'umiliazione, la dipendenza economica, ma anche da meccanismi più semplici, da comportamenti più sottili e socialmente accettati da tutti.

La violenza sulle donne comincia anche da una conversazione dove le donne vengono messe a tacere, che siano conversazioni su temi fondamentali, riunioni lavorative o piccole cose, il meccanismo è sempre lo stesso.


Una testimonianza molto interessante sul fenomeno del mansplaining è quella di Paula Stone[1], donna transgender, che ha tenuto vari TED Talk sulla sua esperienza di transizione da “uomo bianco privilegiato” a donna oggetto di continue mansplaining.

Qui pubblichiamo un estratto sottotitolato in italiano.

Enjoy it!




NOTE

[1] Paula Stone Williams è una consigliera pastorale americana e ha servito come presidente dell'organizzazione di piantagione della chiesa cristiana Orchard Group dal 1989 al 2009[1] Williams ha fatto coming out come donna transgender nel dicembre 2012 ed è stata licenziata da Orchard Group e dal periodico Christian Standard, dove aveva lavorato come redattrice.

Ora è pastora presso la Left Hand Church a Longmont, Colorado, una chiesa che si definisce “chiesa cristiana non confessionale e pienamente inclusiva” .



Venusia Vega



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